Meet Theresia: Sophie Simpson

By Emilia Campagna - February 6, 2019
"I like working with Theresia because I have met some wonderful musicians with whom I have so much in common, and who inspire me to think and play in different ways. Above all, I have made some great new friends who I hope to remain in contact with forever. Working regularly with the same group of musicians from all over the world is an opportunity I haven’t had through any other ensemble."

Did you know that the musicians involved in 2018-2019 Theresia’s project are 44, coming from 16 different countries? Fourteen of them are from Italy and eight from Spain, but then we have guys from USA, New Zealand, Switzerland, Russia…

In the “Meet Theresia” posts we introduce them to you: this is Sophie Simpson‘s time. Sophie is a 25 years old violinist from England and has joined Theresia in 2018.

Sophie, tell us about your background studies and your actual activity as a musician.

“I started learning violin at the age of 6 and I loved it straight away. For many years I had lessons and participated in ensembles at my local music centre on Saturdays. When I was 16 I went to a specialist music school called Wells Cathedral School, where I was able to focus on music alongside my academic studies. After that I went to the University of York to study music, which is where my love of historical performance on period instruments began, before completing my Masters degree in modern violin at the Royal Northern College of Music in Manchester. Since graduating I have been teaching violin and freelancing as a violinist; last year I was a member of the Orchestra of the Age of Enlightenment Experience Scheme and this year I will be a member of the Southbank Sinfonia, based in London. I have also been busy setting up my own new period instrument ensemble: Manchester Baroque. I also enjoy choral singing and hope to set up a choir for instrumentalists soon.”

How did you know about Theresia and when did you join it?

“I heard about Theresia through a friend who had participated previously, and I joined in January 2018.”

What do you like about Theresia project?

“I like working with Theresia because I have met some wonderful musicians with whom I have so much in common, and who inspire me to think and play in different ways. Above all, I have made some great new friends who I hope to remain in contact with forever. Working regularly with the same group of musicians from all over the world is an opportunity I haven’t had through any other ensemble.”

You have worked with Claudio Astronio as a conductor and with Chiara Banchini and Roel Dieltiens as tutors: what have you learned from each of them?

“I have enjoyed working with all the tutors, they each have different advice and experiences to offer. Chiara is so thorough in her approach to rehearsing, Roel encouraged me to always give more of myself in my playing, and Claudio really got the best out of us in an orchestral setting.”

What do you like to do when you are not playing?

“When I’m not playing the violin, I like to bake, watch films, play netball (a popular sport in the UK), and learn French (and Theresia has inspired me also to try learning Italian!)”

Where do you see yourself in five years?

“In five years I would like to be a successful violinist, performing regularly in orchestras and chamber groups. I would like to have a good balance between teaching and playing violin.”

I like working with Theresia because I have met some wonderful musicians with whom I have so much in common, and who inspire me to think and play in different ways.

When it comes to violin players, which are your models? And what about ensembles/orchestras? Which ones do you like more?

“I have never really had one favourite violinist, I try to draw inspiration from musicians around me, so I always look for opportunities to surround myself with musicians I respect and admire. I love watching ensembles where the performers communicate well with each other on stage, and where there is a feeling of chamber music, of inclusivity, even in the biggest symphony orchestras. As a teenager, I always loved watching the Simon Bolivar Orchestra because the players always had so much energy and looked like they were having fun.”

Meet Theresia: Martyna Jankowska

By Emilia Campagna - January 30, 2019
Incontriamo la violoncellista polacca Martyna Jankowska che ci racconta passato, presente e futuro della sua passione per la musica

“Da piccola volevano che suonassi il violino: ma a me non piaceva stare ferma in piedi, e allora suonavo camminando, in giro per la casa. Credo che abbia fatto molto bene alla mia capacità di memorizzare la musica, perché ovviamente non potevo portare con me lo spartito!” Martyna Jankowska, polacca, ha iniziato la sua formazione di musicista così, camminando: si è fermata presto, quando la sua famiglia ha capito che in quella bambina vivace si nascondeva una violoncellista di talento: “Il violoncello mi piaceva di più, e non solo perché si suona stando seduti! Mi piaceva il suo suono, il modo di tenerlo… e poi anche mia mamma è una violoncellista, e lo sono anche mia nonna e mia zia: vedevo gli allievi di mia madre, che suonavano, facevano concorsi, erano sempre in piena attività, mentre io col violino facevo poco. Così, un po’ perché ferma col violino in mano non ci volevo proprio stare, un po’ perché invidiavo quei violoncellisti, a 9 anni ho chiesto e ottenuto di studiare violoncello con mia madre.”
In famiglia, la musica è una cosa naturale, e Martyna ha la fortuna di crescere circondata dai suoni più diversi: “Mio papà è un fisarmonicista, mia sorella ha studiato violino e suona jazz: in famiglia rappresentiamo davvero tanti generi musicali.”

L’incontro con la musica barocca avviene piuttosto presto: “C’erano questi due amici, due gemelli che studiavano come me musica, violino e clavicembalo: abitavamo vicino e decidemmo di mettere su un trio. Il fatto che ci fosse il clavicembalo ci ha costretto subito a confrontarci con un repertorio tardo barocco e classico non così consueto. In più, anche se durante gli anni della scuola superiore studiavo naturalmente voloncello moderno, il mio insegnante era anche uno specialista di barocco, e mi ha insegnato molte cose e permesso di conoscere l’approccio storico al repertorio.”
Come tanti giovani, negli anni dell’adolescenza Martyna non aveva ancora scelto la musica in maniera esclusiva: e dopo il Liceo avrebbe voluto fare medicina. E’ stato il periodo di preparazione all’Università, in realtà, a farle scegliere di continuare professionalmente con il violoncello.

E adesso? “Vorrei spostarmi a Londra e continuare lì il mio perfezionamento: lo scorso Dicembre ho superato l’esame di ammissione alla Royal Academy di Londra per un corso post-diploma, che dovrei iniziare il prossimo Settembre. In questo momento sto raccogliendo i fondi per trasferirmi.”

Perchè è così importante per te spostarti a Londra? “In questo momento vivo a Poznań, in Polonia, e posso dire di avere una buona situazione in relazione a quello che offre la città. A Londra però potrei misurarmi con dei professionisti e continuare a imparare e migliorare: in questi ultimi anni sono stata l’insegnante di me stessa, adesso ho l’esigenza di confrontarmi di nuovo con dei Maestri.”

E’ molto bello potersi confrontare con insegnanti diversi, lavorare con loro su diversi livelli

Parlaci della tua esperienza con Theresia: “Fino all’anno scorso avevo preso parte ad alcuni progetti orchestrali dedicati a giovani musicisti, come “OAE Experience” ed “European Union Baroque Orchestra”, poi sono entrata in Theresia Youth Orchestra e da poco nell’Accademia Montis Regalis. Credo che ognuno di questi progetti sia molto interessante e dia l’opportunità di maturare esperienze importanti, dando la possibilità di lavorare con i migliori musicisti. Si può imparare davvero moltissimo. Tra i progetti che ho citato, credo che Theresia sia davvero speciale, perchè accanto ai programmi orchestrali offre anche le accademie cameristiche.”

Cosa danno in più le accademie da camera? “Per me sono molto importanti, perchè danno la possibilità di lavorare in gruppi da camera con strumenti orginali su repertorio del periodo classico, mentre nel mio percorso di studi mi sono trovata a suonare più musica barocca. E poi in queste accademie è possibile lavorare individualmente con i tutor, un grande vantaggio.”

A proposito di tutor e direttori, cosa hai imparato da quelli che hai incontrato in Theresia? “Ho lavorato con quattro tutor o direttori, e è dura dire con chi mi sono trovata meglio: ciascuno di loro ha la propria personalità e le proprie idee, e da tutti ho imparato moltissimo, per esempio come collaborare al meglio con i miei colleghi in orchestra e nei gruppi da camera, così come aspetti tecnici del mio strumento. E’ molto bello potersi confrontare con insegnanti diversi, lavorare con loro su diversi livelli: con Claudio Astronio si è approfondito soprattutto il livello del suonare in orchestra, con Chiara Banchini anche gli aspetti cameristici, e con Roel Dieltiens e Gaetano Nasillo, oltre alla concertazione in gruppi da camera, alcuni aspetti specifici del mio strumento: devo dire che sono stata particolarmente felice che tra i tutor ci siano stati due grandi violoncellisti come loro.”

Meet Theresia: Gemma Longoni

By Emilia Campagna - December 13, 2018
"Fare la spalla d Theresia è stata un'esperienza nuova, che mi ha costretta a mettermi in gioco e mi ha fatto diventare più forte. Ora sono spesso chiamata a fare la spalla anche di altri ensemble orchestrali."

“Fare la spalla di Theresia stata un’esperienza nuova, che mi ha costretta a mettermi in gioco e mi ha fatto diventare più forte. Ora sono spesso chiamata a fare la spalla anche di altri ensemble orchestrali.”

 

La violinista italiana Gemma Longoni è la spalla di Theresia: 31 anni, in orchestra dal 2015, le abbiamo chiesto di raccontarci la sua esperienza:

“Ho un ricordo molto nitido della mia prima residenza: era una produzione orchestrale a Lodi, sotto la direzione di Claudio Astronio e con un repertorio molto bello, Ouvertures e arie per voce e orchestra di Rameau. Di quella prima esperienza mi è rimasto impresso prima di tutto il contatto umano: a parte una persona, non conoscevo nessuno, e mi sono trovata molto bene con i miei nuovi colleghi di cui soprattutto un paio sono tuttora tra le mie amicizie più intime. A livello invece strumentale, per quanto riguarda la mia crescita come musicista, per me il progetto ha cominciato ad essere molto stimolante quando ho cominciato a fare prima la spalla dei secondi e poi la spalla dell’orchestra.”

Pensi che dandoti questo ruolo Theresia ti abbia fatto crescere come musicista?

“Indubbiamente sì. Quando sono entrata non ero più alle prime armi, e avevo già fatto delle esperienze in diverse orchestre. Non che prima di fare la spalla il lavoro in Theresia non fosse interessante, anzi: avevo ricevuto molti stimoli e approfondito il repertorio, ma il vero “click” è scattato quando mi sono dovuta mettere in gioco in un ruolo di maggiore responsabilità, sia in orchestra che nei progetti cameristici.”

Cosa ha rappresentato per te ricoprire il ruolo di spalla dell’orchestra?

“E’ stata un’esperienza nuova, che mi ha costretta a mettermi in gioco e mi ha fatto diventare più forte. Ora sono spesso chiamata a fare la spalla anche di altri ensemble orchestrali.”

Parliamo degli stage cameristici, una caratteristica del progetto Theresia. Cosa rappresentano per te questi momenti nell’ambito di un percorso di formazione orchestrale?

“Penso che siano un grande regalo: la possibilità di concentrarsi su un repertorio cameristico, senza stress e col tempo necessario è qualcosa che a quanti di noi si dedicano molto all’orchestra non è comunemente dato. Il lavoro in orchestra di solisto è concentrato in pochi giorni in cui si punta molto al risultato. Avere l’agio, la calma e il giusto stato mentale per approfondire il repertorio è un privilegio, un momento di crescita e una bellissima esperienza.”

Pensi che Theresia ti abbia aiutato ad allargare la tua rete di conoscenze e ad aprirti la strada per nuovi progetti professionali?

“Indirettamente sì: lavorare con nuovi direttori, conoscere nuovi colleghi è sempre qualcosa che può portare ad esperienze che non si erano programmate, a nuove occasioni. Con alcuni musicisti di Theresia ad esempio stiamo pensando di fondare un ensemble da camera: è un progetto ancora all’inizio e mi attrae molto.”

Prossimamente si svolgeranno le nuove audizioni per archi: consiglieresti Theresia ai tuoi colleghi e perchè?

“Sicuramente lo consiglierei! Per un musicista giovane entrare in Theresia può essere un ottimo modo per acquisire pratica con l’esecuzione su strumenti originali a contatto con grandi direttori e maestri come quelli che abbiamo avuto in questi anni: Alfredo Bernardini, Chiara Banchini, Claudio Astronio. L’altro aspetto che rende preziosa l’esperienza è la presenza degli stage cameristici, sicuramente un valore aggiunto.”

Meet Theresia: Eva Ivanova-Dyatlova

By Emilia Campagna - June 15, 2018
Intervista con Eva Ivanova-Dyatlova, flautista barocca da quest'anno tra le fila di Theresia

Si dice che nulla succeda per caso: soprattutto gli errori. A Eva Ivanova-Dyatlova è bastato un modulo di iscrizione sbagliato per prendere la strada del flauto barocco. Russa, 27 anni, ha iniziato a studiare il flauto moderno a Mosca, la sua città natale, e a 17 anni ha iniziato a interessarsi di flauto barocco: “Ne comprai uno e iniziai a suonare con un amico clavicembalista: a Mosca non avevo trovato un insegnante che mi aiutasse a studiare sullo strumento antico, e così la cosa rimase una specie di hobby. Del resto a Mosca pochissimi suonano barocco, non fa particolarmente parte della tradizione, più improntata al Romanticismo.”
Flautista moderna con l’hobby del barocco, Eva dopo il diploma a Mosca sceglie Trossingen per continuare gli studi e ottenere un bachelor: inizia nel 2011, col flauto moderno. Il flauto barocco continua ad essere un grande piacere: “Lo trovavo più facile, meno stressante, e a un certo punto decisi di provare un workshop: il modulo che compilai per l’iscrizione, però, era quello del bachelor, e dal 2012 mi sono trovata a frequentarne quindi due! Quindi, oltre alle lezioni di flauto, ho studiato teoria musicale due volte, ho imparato sia pianoforte sia clavicembalo e suonavo nelle due orchestre del Conservatorio, che a volte avevano il concerto lo stesso giorno! Un incubo.”
E adesso? “Nel 2015 ho concluso il bachelor in flauto moderno, un paio di anni dopo quello in barocco. Ora continuo solo con il flauto barocco: non rimpiango lo strumento di metallo, con il legno mi trovo molto meglio! Però non ho perso l’abitudine di fare due corsi al posto di uno: adesso sto frequentando un master in musica da camera a Trossingen e continuo a perfezionare lo studio dello strumento al Mozarteum di Salisburgo.”
Accanto allo studio riesci a coltivare un’attività professionale? “Vivo a Monaco dove insegno e dove ho un trio che suona repertorio classico. E assieme a un amico organizzo un festival a Karlsruhe in cui eseguono compositori della zona, dal barocco alla contemporanea.”
Cosa ti ha dato questa prima esperienza con Theresia? “E’ stata molto bella, e mi ha fatto scoprire Kraus: è grande musica! Ora voglio approfondire quest’autore e vedere se ha scritto musica da camera che potrei suonare con il mio gruppo.”

Meet Theresia: Marcello Trinchero

By Emilia Campagna - June 14, 2018
Tra le new entry di Theresia c'è Marcello Trinchero, prima tromba nella nostra orchestra

Non è mai troppo presto per scoprire la musica barocca: Marcello Trinchero, 22 anni, prima tromba in Theresia, si è innamorato della tromba naturale a 6 anni. “A cinque ho iniziato a suonare la tromba, naturalmente quella moderna. Un anno dopo qualcuno mi regalò dei dischi di Gardiner e Koopman: fu una folgorazione. Entrambi erano dedicati a Bach (Oratorio di Natale e Cantata n. 51) e io sentii questo suono particolarissimo, una tromba come non l’avevo mai sentita. Ricordo che cercai di ricrearlo con la mia tromba, ma un po’ perché ero troppo piccolo, un po’ perché lo strumento non era quello giusto, non ci riuscivo.” Per mettere le mani su una vera tromba naturale Marcello ha dovuto aspettare un po’: nato e cresciuto a Trino Vercellese, “negli anni mi capitava spesso di incontrare il nome di Gabriele Cassone nei dischi che compravo ed ascoltavo: a un certo punto ho scoperto che abitava e insegnava a 50 chilometri da casa mia! E dopo la maturità mi sono iscritto al Conservatorio di Novara per studiare con lui: adesso sto concludendo il primo ciclo accademico in tromba naturale.”

Come è stato l’approccio allo strumento antico e cosa ti ha dato in più questo percorso di studi in Conservatorio? “Ho sviluppato una vera passione per la storia dello strumento e per il suo repertorio. L’approccio non è stato semplicissimo: stilisticamente mi sentivo a posto, con centinaia di ore di ascolto alle spalle. Tecnicamente, invece, all’inizio è stato molto difficile: si vedono questi maestri di tromba naturale che suonano come se fosse la cosa più semplice del mondo, ma in realtà produrre il suono non è affatto facile! Io ci ho messo qualche mese, all’inizio è stato un disastro: però io l’ho vista come una sfida.”

Ora come si svolge la tua attività?
“Ho una buona rete di contatti e vengo chiamato spesso da ensemble che non hanno una tromba naturale e ne hanno bisogno per un repertorio particolare: collaboro spesso anche con cori amatoriali svizzeri, che poi sono amatoriali solo nel nome, dato che fanno produzioni da professionisti.”

E la tromba moderna che fine ha fatto?
“La suono ancora, tutti i giorni. Intanto mi serve per la tecnica quotidiana: sulla tromba moderna ho il mio imprinting, mi serve per riscaldarmi, per trovare la posizione, per esercitarmi prima di dedicarmi a quella naturale. Un po’ come il riscaldamento di un atleta prima di dedicarsi ad esercizi particolarmente impegnativi, che non vuole fare a freddo. E poi la suono anche in orchestre, big band. Ne ho anche una degli anni ‘30, che uso in un ensemble dedicato al repertorio italiano di quegli anni, l’Orchestra Melodica Aurora.”

Che differenza c’è tra una tromba degli anni ‘30 e una moderna?
“E’ un po’ più lunga, come quelle che usava Armstrong, e il suono è più chiaro e più preciso: l’ensemble Aurora ha tre violini oltre ai sax e al trombone, quindi ha una sonorità ben più raffinata di quella di una big band. Usare una tromba degli anni ‘30 mi permette di trovare il suono giusto per la musica di quel tempo: in fondo è lo stesso atteggiamento mentale che sta dietro al fatto di usare una tromba naturale per la musica classica e barocca.”

Meet Theresia: Austro Ensemble

By Emilia Campagna - August 25, 2016
Si sono incontrati grazie a Theresia e hanno fondato un quintetto di fiati: Austro Ensemble.

Si sono conosciuti suonando in Theresia e hanno deciso di fondare un quintetto di fiati: la flautista Ida Febbraio, l’oboista Antonello Cola, il clarinettista Juan Molero Ramos, il cornista Alessandro Orlando e il fagottista Stefano Sopranzi sono i musicisti dell'”Austro Ensemble”, che debutta sabato nell’ambito della rassegna Gartenmusik.

Ida Febbraio
, 31 anni, è nata a Caserta e attualmente vive a Milano, dove insegna flauto (moderno), mentre Antonello Cola, di Roma, 33 anni, sta completando il suo Master alla Hochschule di Francoforte. Poi c’è il palermitano Alessandro Orlando, 26 anni: lui studia a Parigi, al Conservatorio Superiore di Musica; Stefano Sopranzi, 30 anni, è nato a Rovigo ed è tornato nella sua regione (vive a Padova, dove insegna) dopo anni di studio all’estero, a Ginevra; e infine Juan Molero Ramos, che ha 28 anni, è nato a Linares, in Spagna ed ora vive a L’Aja, dove ha appena finito il Master.

In questi giorni sono tutti e cinque a Rovereto per lo stage estivo di Theresia sotto la guida di Alfredo Bernardini e in una chiacchierata a cinque voci mi raccontano che l’idea di fondare l’ensemble è nata in primo momento da Ida e Antonello: “L’idea ci è venuta durante lo stage dell’estate scorsa: noi due siamo i più ‘grandi’ e infatti lo stage in corso è l’ultimo a cui parteciperemo. Ma volevamo continuare l’esperienza, fare tesoro di quanto imparato in Theresia, così abbiamo pensato di suonare in quintetto.” Ida e Antonello sono in Theresia dal 2013, “entrati in orchestra con le prime audizioni”, Alessandro, Juan e Stefano, dal 2014. Juan, clarinettista ha fatto una sola produzione, il Kraus Tour dell’agosto 2014: “Ma ha suonato da solista”, sottolineano gli altri, “quindi vale triplo!”

Ma come ci si organizza abitando sparsi per l’Europa?

“Ci incontriamo a Milano, lavoriamo in maniera intensiva per più giorni: non è sempre facile ma finora siamo riusciti a dedicare il tempo necessario allo studio assieme.”

E come funzionano le prove? Ci sono delle gerarchie tra gli strumenti?

“Il quintetto di fiati è totalmente democratico, a differenza ad esempio del quartetto d’archi in cui si può dire che il primo violino è un po’ il leader. Naturalmente ci sono delle dinamiche interne al gruppo, ad esempio Alessandro e Stefano parlano più di tutti gli altri, ma non è detto che per questo siano loro a comandare… Ma per quanto riguarda la scrittura musicale, soprattutto nel repertororio che suoniamo noi i cinque strumenti hanno pari importanza, ciascuno con le loro caratteristiche: il flauto è lo strumento più acuto, ma non il più importante; il fagotto quello più grave ma non per questo meno protagonista. E a seconda dei brani, uno o l’altro strumento possono emergere: nel quintetto di Cambini, che eseguiremo a Cei, il clarinetto ha una parte molto interessante; così per l’oboe in quello di Danzi, l’altra pagina in programma.”

Il repertorio per questa formazione è ricco?

“Noi ci concentriamo su un repertorio che va dalla fine del Settecento al primo Ottocento: gli autori che si sono dedicati a questo ensemble non sono molti ma hanno scritto tantissimo, basti pensare a Reicha che ha composto 30 quintetti! Il repertorio dalla fine dell’800 fino alla contemporanea è ancora più ricco, ma si esegue su strumenti moderni.”

Il vostro nome, “Austro”, ha un significato particolare?

“In realtà ha un doppio significato: da un lato Austro è un vento del Sud, e l’abbiamo scelto perchè noi tutti proveniamo dall’Europa meridionale. Ma Austro richiama anche l’Austria, e in tal senso segna il nostro legame molto forte con il progetto Theresia, intitolato all’imperatrice Maria Teresa d’Austria.”

Nello stage di quest’estate avete lavorato con Alfredo Bernardini, direttore e oboista. Essere diretti da uno strumentista a fiato cambia il modo di lavorare?

“Sì, prima di tutto perchè come strumentista a fiato Bernardini conosce i problemi degli strumenti ed è esigente in maniera molto intelligente. Sa quanto chiedere e ci ha suggerito accorgimenti efficaci. La prova di sezione è stata massacrante – in senso buono – perchè non gli sfugge nulla. Con lui lavoriamo come si dovrebbe lavorare sempre.”

Ida e Antonello, allora possiamo dire che con l’ultimo stage l’esperienza in Theresia si chiude in bellezza?

“Sì, definitivamente. Nel migliore dei modi.”

Meet Theresia: a Venetian diary (part two)

By Emilia Campagna - May 6, 2016
Let’s keep on meeting some of the musicians that are participating to workshop and auditions here in San Giorgio Maggiore Island in Venice. Yesterday we talked with Clara, Vadym and Samuel: today we are meeting Taylor Townsend, 26 year, horn player from Colorado, USA. “Yes, I am from Colorado, but I haven’t been living in […]

Let’s keep on meeting some of the musicians that are participating to workshop and auditions here in San Giorgio Maggiore Island in Venice. Yesterday we talked with Clara, Vadym and Samuel: today we are meeting Taylor Townsend, 26 year, horn player from Colorado, USA. “Yes, I am from Colorado, but I haven’t been living in USA for some years now: I had a Master course in Zurich, which I finished, and now I live in Madrid. I am a freelance horn player (unfortunately I find work especially as a modern horn player), and I also earn something giving English lessons as a part-time teacher.”

i-PtjZXxB-X2 It’s the first time that Taylor plays in a classic orchestra such as Theresia, where musicians perform the Eighteenth century’s repertoire on period instruments: “I have started to play natural horn two years ago: it all began during my Master course in Zurich, but unfortunately it couldn’t be part of my syllabus. So I had to move around looking for courses in Bruxelles and Germany. For this very reason I am so happy of being here.” Taylor knew about Theresia Youth Baroque Orchestra from a former school mate of his, our horn player Katryn Zevenbergen: “She’s from Colorado too: when we were youngest we were studying together for one year. Recently she told me about the orchestra and these very auditions: I applied and I think that for me it’s a good thing just to be here: we are working so well with TYBO’s conductors, because they give us a lot of historical information and details about the way of playing the music that we are studying: it’s not just a matter of rehearsal after rehearsal, I feel that all we are growing thanks to this workshop.”

Zaynab MartinZaynab Martin is 27: from England (“but my mother is from Austria, so I am Anglo-Austrian”), she is a double bass player and she lives in Amsterdam where she had a Master degree in 2014. “Now I am a freelance musician, playing only the period instrument with gut strings: job’s opportunities are growing, but I play most of all Baroque repertoire. It doesn’t happen so often that I can perform Classic repertoire, this is the principal reason because I’m here.” Zayab is rehearsing with all the three conductors here in Venice: “With Chiara Banchini we work a lot on the bow technique, looking for the right sound, the right articulation; Claudio Astronio is more concerned of balance, dynamics and tuning of the whole orchestra; with Bernardini we deepen the role of each instrument in the wind and string ensembles.” The workshop is also an audition: the best musicians will be chosen for next TYBO’s productions, but Zaynab doesn’t care too much: “First of all I am here because I wanted to have an experience in a Classic orchestra and I wanted to be coached again: I finished studying, I am a freelancer pro, it is good for me to be a learner again sometimes.”

[highlighted_text] Read the first part of “Meet Theresia. A Venetian diary” (in italian)[/highlighted_text]

 

Meet Theresia: diario veneziano

By Emilia Campagna - May 5, 2016
Venezia, Isola di San Giorgio: il workshop di TYBO procede a ritmo serrato, tra prove in orchestra e gruppi da camera. Fuori splende un sole luminosissimo, ma brezza e giri in vaporetto sono cose da turisti! I nostri musicisti sono totalmente immersi nel lavoro, animati da un entusiasmo contagioso: come Clara Rada Gomez, ventisettenne violoncellista […]

Venezia, Isola di San Giorgio: il workshop di TYBO procede a ritmo serrato, tra prove in orchestra e gruppi da camera. Fuori splende un sole luminosissimo, ma brezza e giri in vaporetto sono cose da turisti! I nostri musicisti sono totalmente immersi nel lavoro, animati da un entusiasmo contagioso: come Clara Rada Gomez, ventisettenne violoncellista spagnola, “felice di essere qua: a parte la bellezza straordinaria di Venezia, e di quest’isola in particolare, questa è un’esperienza meravigliosa.” Clara ha studiato a Saragozza, Zurigo e Basilea, dove attualmente vive, dividendosi tra strumento moderno e barocco. A ventisette anni ci si può ancora permettere il lusso di non scegliere un’unica strada, infatti Clara sperimenta anche il jazz, ma sul barocco ha le idee chiare: “Voglio investirci molto, sto suonando con le corde di budello ed è una cosa che mi piace moltissimo, inoltre in questo stage sto imparando cose nuove sull’arco: il mio è adatto per la musica barocca e spero in futuro di poter suonare il repertorio classico con l’arco giusto.” La formula di questo workshop l’ha conquistata: “E’ bello che Theresia faccia delle audizioni diverse dalle solite, in cui si suona per pochi minuti: qua possiamo dimostrare come suoniamo, come lavoriamo, e grazie ai seminari imparare cose nuove: è un vero e proprio corso, in cui confrontarsi con maestri e colleghi!”
Clara ha saputo del workshop dal suo ragazzo, il violinista Vadym Makarenko, ucraino di 24 anni che a Basilea studia con Amandine Beyer, già allieva di Chiara Banchini: a Venezia c’è anche lui, e in una pausa delle prove in cui ha suonato il Quintetto di Boccherini ci racconta che è “straordinario vedere le somiglianze tra Amandine Beyer e Chiara Banchini: diverse nella voce, nel modo di parlare, ma così simili nelle intenzioni musicali. Entrambe lavorano così tanto sull’articolazione, sul colore del suono, sull’emozione: in una parola, sulla bellezza della musica.” E’ la prima volta che Vadim lavora con Chiara Banchini, così come non aveva incontrato prima d’ora Claudio Astronio e Alfredo Bernardini: “Eppure è strano, ci guardiamo negli occhi e sembra di conoscerli già da prima: è una sensazione particolare, di grande rilassatezza. Siamo qua per suonare, e suoniamo: mi potrei dimenicare che questo workshop è anche un’audizione.”

provano il Quintetto di Boccherini durante la lezione di Chiara Banchini

Mentre nella Sala degli Arazzi della Fondazione Giorgio Cini si suona il Quintetto di Boccherini, nella Sala delle Capriate Alfredo Bernardini lavora su un Divertimento di Haydn con i fiati: uno dei più giovani è l’italiano Samuel Casale, 22 anni: “Ho studiato flauto moderno al Conservatorio de L’Aquila e attualmente studio a Strasburgo, dove mi sono avvicinato, nell’ottobre 2014, al flauto barocco: ho anche studiato flauto rinascimentale, e nel gennaio di quest’anno, quando ho saputo dell’audizione di Theresia, ho provato con il flauto classico, con uno strumento che prendo in prestito dal Conservatorio.” Dello strumento classico, a Samuel piace il fatto che “ci sono molte differenze nella disposizione delle chiavi rispetto a quello moderno, e questo mi costringe a lavorare tanto con il cervello, è una condizione che mi stimola molto. Naturalmente anche il suono è molto diverso: più compatto, più diretto rispetto al moderno.” Della formula del workshop Samuel è contento, “anche se io sono abituato a fare quelle tradizionali, come molti altri miei colleghi e non soffro particolarmente lo stress da audizioni. Le giornate sono intense ma troviamo anche il tempo di rilassarci: ieri sera siamo usciti tutti insieme a mangiare una pizza alla Giudecca e poi ci siamo seduti sulla riva del canale a chiacchierare e a confrontarci sulle nostre esperienze.”

Samuel Casale, primo flauto nell'ensemble diretto da Alfredo Bernardini

 

Meet Theresia: TYBO faces!

By Emilia Campagna - March 16, 2016
What does it mean to be a TYBO face?

What does it mean to be a TYBO face? Well, you can find it out watching our video, or browsing the interviews in the “Meet Theresia” series: anyhow, being a Tybo face means being part of a beautiful and unique cultural and musical project.

Theresia Youth Baroque Orchestra is a professional symphonic orchestra open to young musicians under 30 years of age coming from the major European early music schools and institutes: our double aim is to help young musical talents to grow professionally and to promote the performance of Classic repertoire on period instruments.

Every year Theresia looks for new musicians: now we are going to select new musicians that will take part in TYBO’s musical stages and orchestral projects in 2016-2019. Workshops and auditions are scheduled in May in Venice: find more informations following the link below.

[button url=”/orchestra/auditions” new_tab=”false” size=”medium” style=”solid” color=”false” light=”false”]WORKSHOPS & AUDITIONS[/button]

TYBO face

 

Meet Theresia: Agnieszka Papierska

By Emilia Campagna - November 21, 2015
The Polish violinist Agnieszka Papierska is one of the four soloists chosen to perform the Simphonie Concertante C44 by JC Bach in the concerts scheduled on 21th and 22th November in Lodi and Padua. These are the last concert of the 2016 Theresia Tage season, and for this very occasion Chiara Banchini (who is conducting […]

The Polish violinist Agnieszka Papierska is one of the four soloists chosen to perform the Simphonie Concertante C44 by JC Bach in the concerts scheduled on 21th and 22th November in Lodi and Padua. These are the last concert of the 2016 Theresia Tage season, and for this very occasion Chiara Banchini (who is conducting TYBO for the third time), decided to include in the program a “Sinfonia Concertante” to give space to the best elements of the orchestra, as she told us in her interview.

27 years old, Agnieszka Papierska has been playing with Theresia since 2013: “I heard about the auditions, I tried, and I was chosen. From that moment I participated in almost all TYBO projects. And it has been a great experience, because I’ve learned a lot. Is not like a normal project, in which you play and someone pays you for your work. In Theresia you have an occasion of growing.” In her Theresia experience, the person that taught her more is Chiara Banchini: “She is marvelous, because she works with the orchestra and play with us: she has a clear idea of the sound she wants to achieve and she knows technically how to do it.”

The experience in Theresia has also meant meeting new friends and colleagues: with two of them, in particular, a special professional affinity has born. They are Klaudia Matlak and Maria Misiarz, and with them Agnieszka decided to found a Trio: “Actually we met thank to Theresia: our repertoire is the classical one and playing together works really fine, but the problem is rehearsing, because Klaudia and Maria live in Poland, I live in Holland.”

Agnieszka moved to Holland because of her studies: after a Bacherlor in Modern violin and a Master in Baroque violin in Poland, now she’s attending the last year of a Master in Baroque violin in Den Haag. As many of her collegues, her first education was based on modern violin: then, seven years ago, she started playing baroque: “At the beginning it was difficult, because sound and technique are so different, but it was so liberatory! When you play modern, in a certain sense you know yet what you have to do:  when you play the baroque violin you need to devote thought, knowledge, research.” And what about the “missing” repertoire, the modern one? “Actually there is no missing repertoire! We say ‘baroque’ violin but we mean the historical one: gut strings are the discriminant, so I can play music till XX century.”  What about the bow? “Bow is essential to find the right sound: I have two bows, a baroque one and a classical one, because each of the two repertoires needs its proper bow.”

What do you do besides your studies? “Well, I work a lot. I’m a freelancer musician, so I play both violin and viola in many orchestras and ensemble, in Holland, Germany and Belgium.” And after the Master in Den Haag what are you going to do? Do you want to keep on studying? “I’m thinking about it. I know for sure I want to stay some more time in Holland, and organize there my life.”