Radio, ti amo: donazione record ad una radio di classica

By Emilia Campagna - November 18, 2015
Una donazione record di 10 milioni di dollari alla radio americana MPR

Un anonimo benefattore ha fatto una donazione di 10 milioni di dollari ad una radio specializzata in musica classica del Minnesota (Minnesota Public Radio e la sua casa madre, l’American Public Media). Il Presidente e Amministratore Delegato della MPR, non ha diffuso il nome dell’autore della donazione, dicendo che si tratta di un appassionato di musica classica e di educazione musicale, un sostenitore di lungo corso della stazione radio, “un donatore molto speciale che sta facendo un investimento per contribuire a rendere quei sogni in realtà”.
La donazione non è soggetta a vincoli, ma i responsabili della radio assicurano che i fondi saranno destinati a sostenere lo svilupo tecnilogico, in particolare sulla piattaforma digitale e a potenziare la programmazione di musica classica e la sua diffusione nelle scuole.

Di cosa parliamo quando parliamo di mecenatismo

By Emilia Campagna - October 3, 2015
Una riflessione sul termine, mai così di moda, di "mecenate"

Il mecenatismo? Non è mai andato così di moda. Fioriscono gli appelli a “diventare mecenate”: è questo lo slogan lanciato dal Ministero per i Beni Artistici in Italia in occasione del varo dell’Art Bonus, e il termine ritorna frequentemente in campagne di crowdfunding o addirittura negli inviti ad associarsi. Ma si può diventare veramente “mecenati al costo di un aperitivo“? E il mecenatismo è sempre e solo una questione di soldi?

Alcune delle più recenti iniziative di mecenatismo culturale in Italia meritano una riflessione in tal senso. Come riportato da Dario Di Vico sull’edizione del 3 ottobre del Corriere della Sera “a Bologna si inaugura l’Opificio Golinelli, una cittadella della formazione di 9 mila metri quadri che l’industriale della farmaceutica (e filantropo) Marino Golinelli ha voluto donare alla sua città e alle giovani generazioni con l’intento esplicito di trasmettere lo spirito d’impresa e la cultura del saper fare.” E sempre a Bologna recentemente “Isabella Seragnoli ha creato lo spazio Mast dedicato alla fotografia e alla tecnologia e proprio in questi giorni di ottobre apre la Biennale di fotografia industriale.” Due investimenti dall’impegno economico rilevante, ma in cui i soldi non sono sicuramente tutto, perchè proprio per il loro ampio respiro, e lo sguardo lungo sulla formazione dei giovani, si configurano come progetti in cui le risorse non sono solo monetarie ma anche intellettuali, etiche e di passione civile: “Si tratta di iniziative molto diverse tra loro sia per l’ambito di interesse scelto sia per le motivazioni ma tutte insieme danno il senso di un movimento sviluppatosi in anni caratterizzati da un ciclo recessivo che non è riuscito evidentemente a spegnere slanci e passione civile degli imprenditori più attenti (quelli che una volta sarebbero stati definiti «illuminati)». Esperienze lontane da quelle della sponsorizzazione: se quest’ultima in fin dei conti si traduce in uno scambio, del tutto legittimo, tra sostegno economico e visibilità, il nuovo mecenate è protagonista di un proprio progetto. «Rispetto all’esperienza delle sponsorizzazioni — sintetizza Antonio Calabrò, responsabile del gruppo cultura di Confindustria — le imprese sono andate avanti. Nel pieno rispetto dell’autonomia creativa degli artisti fanno cultura innanzitutto per capire i segni del tempo, poi per rafforzare la propria identità e produrre ulteriore valore. E in questo movimento finiscono per svolgere una funzione pubblica».

Una riflessione in tal senso è quella pubblicata sul Giornale delle Fondazioni a seguito di un un tavolo di lavoro che durante il Forum dell’Arte Contemporanea Italiana ha cercato alcune risposte al tema. “Il mecenate storicamente è colui che ha la capacità di spendere nelle arti, forte di superiorità morale, educazione e conoscenza del bello, che lo rende a pieno titolo uomo “politico”. Cosa rimane di questo impianto? Chi sono i mecenati contemporanei e che ruolo hanno?” La “mappatura” emersa dal Forum disegna alcuni aspetti di come questa pratica si realizzi in un ambto così specifico come quello dell’arte contemporanea: “il mecenate contemporaneo abbraccia con uguale entusiasmo opere immateriali e performative, superando quella forma di mecenatismo che sembrava fare più rima con capitalismo dell’arte. Nel contempo, non sembra avere intenzione di influenzare la libertà dell’artista nel momento in cui l’intervento è inserito in una cornice di senso territoriale o tematica. L’elemento ancora più inedito sembra essere la comparsa – accanto ai “grandi mecenati” – di un’ondata di “mecenatismo diffuso”, potremmo dire di prossimità e senza la disponibilità di capitali ingenti.”

In conclusione, il mecenatismo è politica, nel senso più alto che questo termine può avere. I problemi maggiori però sorgono proprio nell’incontro tra pubblico e privato, nel momento in cui legislazioni e burocrazia non riescono a riconoscere il mecenatismo a meno che questo non si traduca in sostegno economico a determinati patrimoni, in particolare in Italia, in cui la paura dell’imbroglio è sempre dietro l’angolo. Eppure, i soldi non sono tutto e anche il tempo è ricchezza: e accanto al tempo,le idee e la passione: e senza queste ultime, pur con tanti soldi, Mecenate non avrebbe meritato il proprio nome.

Art bonus, è mecenatismo?

By Emilia Campagna - August 27, 2015
A un anno dalla sua emanazione, pregi e limiti dell'Art Bonus, l'incentivo fiscale che chiama a raccolta i "mecenati"

Chi si aspettava un meccanismo “all’americana” è rimasto deluso: l’Art Bonus, il provvedimento varato nel maggio 2014 che consente la detrazione dalle imposte fino al 65% in tre anni per donazioni a sostegno della cultura, a un anno dalla sua nascita mostra i limiti di una concezione burocratica che ha dato finora meno frutti del previsto.

Eppure il sito creato ad hoc annunciava a una “Chiamata alle arti: Mecenati di oggi per l’Italia di domani” invitando calorosamente: “Diventa mecenate anche tu“. E il Ministro Dario Franceschini, rivolgendosi agli imprenditori, aveva tuonato: “Non avete più alibi”. Ma già il 10 novembre 2014 il Sole 24 Ore sulla scorta di una proiezione realizzata da Confcultura titolava “Art bonus, quello sconto piccolo piccolo” e sottolineava come per il momento l’appello non avesse avuto grandi riscontri, “complice la macchinosità dell’agevolazione e il suo scarso appeal soprattutto nei confronti delle aziende: per ottenere uno sconto di 50mila euro, spalmabile in tre anni, occorre avere ricavi per 10 milioni. Lo dimostrano le elaborazioni predisposte da Confcultura, l’associazione degli operatori privati dei beni culturali, che mettono invece in luce una maggiore convenienza per le persone fisiche, il cosiddetto micromecenatismo. Sulla fredda risposta dei mecenati può pesare il fatto che la novità debba ancora essere metabolizzata, così come non aiutano i tempi di magra che il Paese attraversa. A una lettura attenta delle regole dell’art-bonus, però, ci si accorge anche che il meccanismo dell’incentivo è meno seducente di quanto sia stato annunciato, soprattutto per quegli imprenditori chiamati a raccolta da Franceschini.”

Un altro limite del provvedimento, da più parti evidenziato, è di essere indirizzato ai soli beni pubblici, escludendo di fatto i beni e le attività di natura privatistica: iniziative private nella proprietà, eppur sempre di interesse pubblico, in quanto protagoniste attive del panorama culturale. Traducendo, se pensavate di usare l’Art Bonus per sostenere Theresia, siete fuori strada, non si può fare.

In ambito musicale il decreto menziona infatti espressamente le Fondazioni Lirico-sinfoniche e i Conservatori di Musica come enti che possono beneficiare di donazioni nell’ambito dell’Art Bonus, ma dimentica totalmente anche quelle Associazioni musicali, tra cui moltissime orchestre, che per la loro attività, generalmente senza fini di lucro, svolgono un effettivo servizio pubblico. E dal momento che l’Art Bonus si fonda in parte sull’idea del crowdfunding, in molti hanno deplorato il fatto che non lo si potesse estendere alle Associazioni, come altre forme di finanziamento, dai contributi alla scelta del 5 per mille. Lo ha sottolineato Barbara Boganini, Sovrintendente della Camerata Strumentale Città di Prato, sul Giornale delle Fondazioni: “Da un Art Bonus che si apre al crowdfunding volendo anche favorire le piccole donazioni, avremmo atteso come opportuno l’inserimento tra i beneficiari delle Istituzioni e Associazioni musicali che trarrebbero così reale sostegno alle proprie attività, a partire dai territori a cui appartengono.”

Del resto ad un attenta lettura del decreto appare evidente che le arti performative (concerti, teatro, ecc) sono escluse, salvo interventi di restauro e di potenziamento delle attività di Fondazioni lirico-sinfoniche o Conservatori: l’incentivo fiscale riguarda infatti “Interventi di manutenzione, protezione e restauro di beni culturali pubblici, interventi per il sostegno degli istituti e dei luoghi della cultura di appartenenza pubblica e interventi per la realizzazione di nuove strutture, il restauro e il potenziamento di quelle esistenti delle fondazioni lirico-sinfoniche o di enti o istituzioni pubbliche che, senza scopo di lucro, svolgono esclusivamente attività nello spettacolo”.

I risultati, nelle varie città, sono stati tra i più diversi: se a Firenze su sono raggiunti i 18 milioni di euro di donazioni per interventi nel campo artistico e architettonico, a Torino è flop, come riportato a luglio sulla Stampa: tra le istituzioni musicali il Teatro dell’Opera di Roma ambisce a 37 milioni di Euro per “generico sostegno” e ne ha raccolto 500.000; la Fondazione Teatro Comunale di Bologna raccoglie 123.000 Euro sui 3 milioni previsti per il Sostegno alle attività per la Stagione d’Opera Balletto e Sinfonica dell’anno 2015; la Fenice, invece, è ancora ferma al palo. Salutato come positivo perchè rappresenta un primo concreto passo nella costruzione di un rapporto organico tra privati e cultura, l’Art Bonus ha ancora molta strada da fare: e con l’Art Bonus la mentalità generale e il senso civico. E forse bisognerebbe fare un po’ di distinzioni tra crowdfunding (sostenere un’iniziativa donando una certa somma sulla base di un appello per un progetto specifico), e vero mecenatismo (aderire pienamente a un’idea e sostenerla in prima persona, nel tempo).

Enlighted funds

By theresia - August 10, 2015
The Italian music magazine Amadeus dedicates a page to Theresia: music and patronage in the interview with Mario Martinoli by Edoardo Tomaselli

Edoardo Tomaselli

It’s a question of choice. If one has money, he can decide to use it to buy a home, or something else that money makes possible. The most whimsical ones will aim to purchase a Ferrari; otherwise, one can decide to give birth to an orchestra, and actually support it in its path. And all of this in a country like Italy, where private citizens that decide to invest in a patronage project have no fiscal facilitations at all. There is a fundamental element we should not ignore: patronage means making things real, means seeing how a project becomes a concrete reality, capable of growing over time.

For all these reasons Mario Martinoli gave birth, in 2012 in Rovereto, to Theresia Youth Baroque Orchestra. The orchestra is composed of a group of musicians under 30 from all over Europe and it is devoted to Classic repertoire; it has not an unique conductor, it has its own concert season, and organizes a serie of workshop in which musicians are waged. Only thanks to patronage. «The idea behind Theresia is actually the result of different ideas, and it is a crisis time solution… » as Martinoli explains. Mario Martinoli is an harpsichordist and an editor that has been working for years in the TV field. «The crisis didn’t spare even Trentino: despite the undertaking of the local institutions, it has become difficult, if not impossible, to plan cultural activities well in advance. During the last year I’ve seen many activities weaken and get thinner, while everywhere orchestras shut down. It’s the crisis of the public financing system, and of the private citizens world too. I did not care to buy a house, even less a sport car, and I preferred to invest my resources to give life to this orchestra.»

Patronage as the result of a choice, as a value in itself: beside Martinoli, other two private citizens support the project. They are an italian living abroad, who asks to stay anonymous, and the business woman Elena Gaboardi. «Patronage means making oneself available, without a feedback is due. In a project like this, bound to something unsubstantial like music is, one’s support allows the growth of an enterprise as alive as an orchestra can be», Martinoli says. Often the tutors themselves contribute unselfishly committing in the orchestra growing. Among the many names, Chiara Banchini’s one stands out: «In 2011 Chiara had decided to retire: but when she knew about our project she decided to get back in game, and as a conductor too. In the meantime we are programming next steps, till 2017, with many projects: one of them is devoted to Rameau, one other to german composer Joseph Martin Kraus». In 2015 Theresia – whose name is a tribute to Maria Theresa, Archduchess of Austria, who revolutionized the Habsburg Empire on the basis of Enlightnment – has a rich calendar of concerts: in May they performed in Lodi, Rome and L’Aquila (with Claudio Astronio as conductor), on 21st August it will be in Toblach and in 22nd in Bozen (with Chiara Banchini); other concerts are scheduled till the end of November in many italian cities that decided to support the Theresia-project.

Mario Martinoli: “Vi presento Theresia”

By theresia - October 28, 2012
Theresia Youth Baroque Orchestra è il primo e più importante tassello del più ampio Progetto Theresia. Di questo progetto è ideatore e fondatore Mario Martinoli: clavicembalista per passione ed editore per lavoro, ci parla di questo progetto assolutamente atipico sul panorama delle istituzioni culturali. Cos’è Theresia? “Theresia è uno spazio a disposizione di chi crede […]

Theresia Youth Baroque Orchestra è il primo e più importante tassello del più ampio Progetto Theresia. Di questo progetto è ideatore e fondatore Mario Martinoli: clavicembalista per passione ed editore per lavoro, ci parla di questo progetto assolutamente atipico sul panorama delle istituzioni culturali.

Cos’è Theresia?

“Theresia è uno spazio a disposizione di chi crede che la cultura oggi debba trovare nuove forme di finanziamento e di interazione tra il pubblico e il privato. Un gruppo di persone unite dal desiderio di impiegare tempo e risorse nella costruzione di un nuovo modello di gestione della cultura, che non passa attraverso la ricerca di finanziamenti pubblici.”

Concretamente come si realizza?

“Ad esempio finanziando nuovi progetti, supportando realtà esistenti, assegnando borse di studio a giovani talenti. La differenza rispetto ad altre forme di finanziamento privato è il fatto di credere fortemente in questi progetti ed anche di esserne coinvolti direttamente. E’ una cosa diversa rispetto al finanziamento corrente dei privati della cultura anche perché non c’è dietro un discorso di sponsorship, di marketing: è proprio un desiderio di partecipazione attiva, e di responsabilità sociale ed economica nella costruzione di un modello culturale diverso. Diverso e sostenibile, perché in questo momento di crisi che la cultura necessita di maggior sostegno: visto che il pubblico non riesce più per motivi di bilancio a sostenere completamente iniziative di rilivevo sul territorio, i privati hanno un dovere etico e sociale nel far questo, interpretando al meglio l’idea di mecenatismo culturale.”

Come è nata l’idea di Theresia?

“Nella mia formazione e per storia personale e lavorativa ho imparato a far circolare idee e risorse: non ho una cultura accentratrice della ricchezza, e penso che le risorse umane ed economiche acquisiscano valore solo quando vengono messe a disposizione della collettività. A lungo ho ragionato su questi temi in relazione alla mia passione musicale e a un certo punto ne è nato il progetto dell’Orchestra Giovanile Barocca.”

Parliamo della Theresia Youth Baroque Orchestra (TYBO). Tra pochi giorni ci sarà il debutto, sotto la guida di Claudio Astronio:

“L’orchestra debutta nell’ambito del prestigioso Premio Ferrari come orchestra di servizio. E’ un momento importante perché caratterizza il repertorio dell’orchestra, che si dedicherà al preclassicismo e al classicismo. E’ stato molto bello vedere come il direttore permanente dell’orchestra, Claudio Astronio, ha sposato il progetto, in quanto crede molto fortemente nelle sue finalità, che sono quelle di dare uno spazio ai giovani (non solo giovani professionisti ma anche studenti che vogliono avvicinarsi alla prassi barocca) con uno strumento accessibile, territoriale perché fortemente radicato nella regione storica dell’Euregio, capace di dare loro l’occasione di suonare.”

Perchè proprio il Premio Ferrari per debuttare? C’è un significato speciale in questa collaborazione?

“L’Orchestra ha una valenza territoriale in quando, come detto, opererà prevalentemente nell’Euregio. Debutta a Rovereto, che è un centro culturalmente importante, e in particolare collaborando con l’Accademia di Musica Antica, che organizza il Premio Ferrari: in città l’Accademia di Musica Antica è l’unico interlocutore possibile per quanto riguarda la prassi esecutiva barocca e Theresia punta su progetti di eccellenza e qualità indiscussa: proprio per questo motivo è nata l’idea di far partecipare l’orchestra al Premio e, se ci saranno i presupposti, la collaborazione andrà avanti anche nelle prossime edizioni.”

Quali saranno le prossime tappe del progetto?

“Nel 2013 di saranno due stages organizzati da Theresia come momento di formazione di nuove risorse orchestrali attraverso bandi sul territorio dell’Euregio e una serie di concerti in fase di avviata negoziazione.”