Maria Cosway, protagonista del proprio tempo

By Emilia Campagna - September 15, 2018
La Fondazione che a Lodi ospita il concerto dei Fiati di Theresia è intitolata a Maria Cosway, donna dai molti talenti, protagonista vivace degli stessi decenni il cui repertorio musicale sta al cuore dell'attività della nostra orchestra.

La Fondazione che a Lodi ospita il concerto dei Fiati di Theresia è intitolata a Maria Cosway, donna dai molti talenti, protagonista vivace degli stessi decenni il cui repertorio musicale sta al cuore dell’attività della nostra orchestra.

Maria Cosway nacque a Firenze nel 1760, con il nome di Maria Luisa Caterina Cecilia Hadfield, da genitori inglesi che in città possedevano un albergo. Dimostrò fin da giovanissima una forte predisposizione per la pittura e per la musica; suonava l’arpa e l’organo, e la famiglia la mandò a studiare a Roma per due anni; al suo ritorno a Firenze nel 1778, dunque appena diciottenne, fu nominata socia dell’Accademia Fiorentina di Belle Arti.

Solo un anno dopo il padre venne a mancare, e la famiglia si trasferì a Londra: di lì a pochi mesi Maria si sposò, ancora minorenne, con il pittore e miniaturista Richard Cosway, autore del bel ritratto di copertina di questo articolo. Tra il 1781 e il 1789 espose trentuno dipinti alla Royal Academy di Londra, a conferma di un talento indiscusso. Tuttavia, “Maria pittrice fu bloccata nei suoi intenti di affermarsi pittrice indipendente, in quanto il marito, Richard Cosway, ne limitò il potenziale, proibendole pure di vendere i quadri.”[1].

Anche come musicista, la sua attività restò relegata ad un contesto non professionale, che sarebbe stato giudicato inadatto per una donna di elevato ceto sociale. Ciononostante, alcune sue composizioni vennero pubblicate in forma anonima. Una composizione di Maria, Songs and Duets, fu inviata a Jefferson subito dopo il suo ritorno in USA da Parigi. Copie della composizione si trovano presso la New York Performing Arts Library, la Biblioteca Nazionale di Parigi e a Monticello, in Virginia. Gran parte della sua attività musicale si svolse all’interno dei “Grandi concerti”, che si tenevano nella sua casa londinese.

E’ oggi ricordata suprattutto per la sua instancabile attività in campo pedagogico: nel 1803 aprì un collegio femminile a Lione e successivamente a Lodi, affidandosi all’ordine delle Dame Inglesi per curarne la gestione.

In vita ebbe importanti relazioni, e sicuramente la più “chiacchierata” è quella con Thomas Jefferson, tra gli autori della Dichiarazione d’Indipendenza e tra i primi Presidenti degli Stati Uniti d’America. I due intrattennero uno scambio epistolare durato 50 anni: si erano conosciuti durante gli anni in cui Jefferson svolse attività diplomatica in Europa, tra il 1784 e il 1789. Proprio in questi primi anni di conoscenza Jefferson scrisse a Maria un’appassionata lettera, dal titolo “My heart and my head”, sorta di dialogo fra la voce razionale della mente e quella sentimentale ed appassionata del cuore, in cui molti hanno visto la prova indiscussa di una relazione amorosa. Tuttavia, come scrive Tino Gipponi nel suo volume “Maria e Richard Cosway”, “Questa vicenda é stata romanticamente enfatizzata e sulla esatta relazione fra Maria e Jefferson, fuori da ogni speculazione sentimentale, occorre doverosamente essere cauti. Nessuno vuole escludere l’aspetto attrattivo che poté coinvolgere i due personaggi, il reciproco fascino e gli interessi elettivi fra persone colte, ma in mancanza di sicuri maggiori accertamenti é opportuna la sospensione del giudizio […] Inoltre non resta traccia di questo rapporto e neppure nel dettagliato diario di un intermediario in prima persona quale era stato Trumbull se non nella testimonianza dell’innamorato ministro americano con il suo “Dialogue between my Head and my Heart”.”

Anche ridimensionando l’aspetto romanzesco della relazione con Jefferson, la figura di Maria Cosway rimane estremamente affascinante: “Questa inglesina bionda, dai grandi occhi blu, ha navigato con amabilità e perizia nel mondo tempestoso del suo tempo, agitato da grandi, sconvolgenti mutazioni: e l’ha fatto da viaggiatrice esperta – secondo l’uso inglese – da Firenze, suo luogo natale, all’Inghilterra, sua vera patria; dalla Francia “illuminata” e rivoluzionaria – giacobina prima e napoleonica poi – all’Austria della Restaurazione, sino all’approdo in età matura a Lodi, quella più piccola delle città, dove dimostra appieno le sue doti di educatrice, già sperimentate a Lione, aprendo un collegio laico per giovinette che si trasformerà poi – vivente ancora la fondatrice – nell’Istituto religioso delle Dame Inglesi”.[2]

Maria Cosway in un autoritratto


[1] in “Maria e Richard Cosway”, a cura di Tino Gipponi, Umberto Allemandi & C., Torino 1998

[2] Dalla premessa di Age Bassi al volume di E. Cazzulani e A. Stroppa, “Mary Hadfield Cosway. Biografia, diari e scritti della fondatrice del Collegio delle Dame Inglesi in Lodi”, L’Immagine, Lodi, 1989)

Theresia e la “Lira di Orfeo”, una collaborazione virtuosa

By Emilia Campagna - September 12, 2018
Il concerto dei Fiati di Theresia in programma domenica 16 settembre a Lodi inaugura una nuova collaborazione, quella con l'Associazione "Lira di Orfeo", che ha sede proprio in città. Abbiamo chiesto al suo direttore artistico, il controtenore Raffaele Pe, di presentarci la sua attività.

Il concerto dei Fiati di Theresia in programma domenica 16 settembre a Lodi inaugura una nuova collaborazione, quella con l’Associazione “Lira di Orfeo”, che ha sede proprio in città. Abbiamo chiesto al suo direttore artistico, il controtenore Raffaele Pe, di presentarci la sua attività.

Raffaele Pe

Da quando esiste l’associazione “La Lira d’Orfeo”?

“La Lira di Orfeo è prima di tutto l’ensemble barocco con cui mi esibisco in recital e con cui propongo le mie ricerche musicali. Il gruppo è nato nel 2014 in concomitanza dell’uscita del mio omonimo primo disco solista, presentato con questo titolo solo in Inghilterra (The Medici Castrato per Europa e US). Un primo gruppo di musicisti incontrati nel mio percorso artistico si sono avvicinati alla mia ricerca con entusiasmo e si sono poi coesi definitivamente nel 2015 con la formazione della residenza artistica permanente presso la Sala della Musica della Fondazione Maria Cosway di Lodi. Intorno alle sessioni di prova, alle registrazioni e alle occasionali performance si è poi creato un pubblico di sostenitori che ci seguono in tutte le nostre avventure musicali. Abbiamo così dato vita a un’associazione a sostegno dell’ensemble e dei progetti musicali che ci piace ospitare durante la stagione.”

Che tipo di programmazione fate?

“La nostra è una stagione musicale un po’ sui generis in quanto gli eventi musicali (in numero da 5 a 7 tra settembre e giugno) sono fortemente legati ai temi che l’ensemble affronta ogni anno nei suoi programmi e nelle sue attività. I musicisti ospitati sono chiamati a dialogare con noi intorno a queste ricerche esibendo nelle performance o nei seminari i loro studi. Ad esempio negli anni scorsi abbiamo avuto un focus sul Seicento e l’opera veneziana con La Venexiana e la viola d’amore di Valerio Losito, poi il progetto sul barocco sacro chiamato Sacrae Historiae con la commissione a Alessandro Ciccolini di un nuovo Stabat Mater e la presenza del Coro d’Arcadia e di Maria Cristina Kiehr tra gli interpreti, e poi il grande lavoro di catalogazione e riscoperta dell’archivio musicale di Maria Cosway custodito nella Fondazione che ci ospita a cui seguirà presto una serie di incisioni discografiche dedicate.
Quest’anno particolare cura sarà data a progetti musicali formativi di alta specializzazione, proprio come quello di Theresia Youth Orchestra o della rete Europea Eeemerging che saranno ospiti nella Sala della Musica nei prossimi mesi.”

Come avete scelto questo nome?

“La mia passione per il mito di Orfeo ha probabilmente qualcosa di atavico e, tra l’altro, l’Orfeo di Monteverdi è stato tra i miei primissimi incontri con il mondo dell’opera. Mi piaceva pensare che il gruppo di musicisti e di persone che hanno accompagnato e che accompagneranno il mio percorso fossero come la lira del cantore di Tracia, una compagnia fedele, complice, sempre espressiva, in una simbiosi ideale tra canto, strumento e vita.”

Che rapporto avete con la città di Lodi? Quanta parte della vostra attività si svolge a Lodi?

“Dobbiamo molto alla città di Lodi e al suo calorosissimo pubblico, ma soprattutto alla Fondazione Maria Cosway che ha creduto nella nostra missione artistica e ci ha proposta dal 2015 di curare la vita musicale della Sala della Musica all’insegna della qualità e della ricerca. Tutti i nostri programmi e registrazioni vengono realizzati a Lodi prima di partire per il mondo. Ogni occasione di ritrovo si traduce poi in un invito aperto alla città che sempre risponde con entusiasmo. Potremmo dire che la metà del lavoro dell’ensemble accade proprio qui.”

Lei ha una carriera internazionale come controtenore, come coniuga il suo impegno concertistico con quello di direttore artistico?

“Non è facile. Però i numerosi viaggi che mi trovo a affrontare mi permettono di conoscere sempre nuove realtà attive nella produzione musicale, ma soprattutto nuovi artisti. Gli incontri sul palcoscenico a volte possono essere fatali (!) e trasformarsi in forti amicizie fondate sulla voglia di condividere ancora il piacere di fare musica assieme. In questa rete globale di eventi musicali e performance spesso quello che manca agli artisti è proprio la possibilità di frequentarsi al di là delle stagioni concertistiche e delle programmazioni teatrali. Lodi è un luogo incantevole e discreto per far accadere questi incontri e magari ritrovarsi a registrare o esibirsi insieme nel suo bellissimo centro storico.”

Come vede la presenza a Lodi di un progetto musicale (ma non solo) come quello di Theresia Youth Orchestra?

“Credo sia una grande fortuna per la città ospitare una realtà così virtuosa e sono lieto che TYO abbia accettato il nostro invito. L’alta formazione delle nuove generazioni è un bene primario per la nostra crescita culturale. Inoltre l’arrivo a Lodi di un numero così cospicuo di giovani musicisti da tutto il mondo non potrà che consolidare e sviluppare verso nuovi orizzonti il già felice rapporto tra i lodigiani e la musica. TYO è un nuovo elemento di orgoglio per immaginare nel futuro la città come un riferimento nella geografia della produzione culturale del nostro Paese.”