La recensione: “Un incanto barocco strega le Vigne”

By theresia - November 24, 2015
Una pioggia di applausi per il percorso da Carl Philipp Emanuel Bach fino a Boccherini dei giovani talenti della Tybo

[custom_heading center=”true”]Sabato sera l’esibizione della Theresia Baroque Youth Orchestra ha inaugurato il cartellone di eventi degli Amici della Musica, che proseguirà fino a maggio[/custom_heading]

di Elide Bergamaschi

Cresce sotto i nostri occhi per qualità, vigore, maturità, la bella compagine di talenti che dall’Europa tutta sono confluiti a rinforzare le luminose fila della Theresia Baroque Youth Orchestra. Con la città di Lodi, la formazione giovanile nata da un progetto di imprenditoria culturale pare avere ormai consolidato un legame a doppio filo fatto di musica condivisa a ricambiare un’ospitalità quanto mai preziosa per costruire, prova dopo prova, l’approccio interpretativo alla pagina.
Il concerto dello scorso sabato 21 novembre, al Teatro alle Vigne, sulla strada di Padova, dove erano attesi l’indomani, portava la firma di questi coraggiosi spadaccini dal volto pulito; era, questa, la loro quarta apparizione in terra lodigiana, dopo il trionfale debutto avvenuto lo scorso ottobre 2014 presso la chiesa di San Francesco.
Gli Amici della Musica hanno voluto la loro freschezza ad inaugurare il pregevole cartellone di appuntamenti che si snoderà fino al maggio prossimo. A guidarli, di fronte ad un pubblico coraggiosamente numeroso a dispetto della serata di pioggia torrenziale, era di nuovo l’asburgico nitore di Chiara Banchini, condottiera di razza con cui i giovani ragazzi della Tybo hanno ordito un avvincente percorso attorno alle ravvicinate distanze che da Carl Philipp Emanuel Bach portano alle soglie del tardo classicismo, ad Haydn e, soprattutto, a Boccherini.

Un viaggio serrato ed intenso sin dall’iniziale Sinfonia in mi minore Wq 178 del più celebre dei figli del sommo Kantor, articolata per frasi scolpite con pari sottigliezza e precisione, nel nervoso piglio dell’Allegro iniziale dalla spiccata vivacità concessa ai ritmi, all’uso puntuale dei chiaro-scuri assicurato da cembalo ed archi gravi. La nordica precisione di questa lettura, distante per latitudine e temperatura dalla plastica avvolgenza di Claudio Astronio, pareva sciogliersi di fronte alla suadenza di Johann Christian Bach e della sua Sinfonia concertante C 44; qui, privi delle autorevoli briglie del direttore, i ragazzi davano vita ad un autentico divertissement musicale dove l’austera formazione sembrava sposarsi felicemente ad più una svagata libertà; lampanti, le cifre dell’estro e di una temperata esuberanza esaltavano le pregevoli individualità di Agniesza Papierska e Klaudia Matlak – violini pronti a rincorrersi, tra echi e giocosi labirinti, nella Cadenza del primo movimento – e di Maria Misiarz al violoncello. E, a sorpresa, nel secondo movimento, ecco l’irrompere gentile e bucolico, dolce e progressivamente ripiegato in una dolente mestizia, del flauto di Laura Lovisa, a scardinare di nuovo lo sbalzo delle parti in rilievo e l’incalzante fondale del tutti. Un incanto.

Esponenziale nei volumi, nel sinfonismo della scrittura, nell’impettito procedere di cavalleria in parata solenne, il Boccherini levigato dalla Banchini, tornata alla testa dell’orchestra, era infine un saggio di vigorosa efficacia. Lasciate alle spalle le compassate geometrie della ramificata famiglia Bach, con la drammatica teatralità di un Haydn già applaudito nel concerto di debutto a fare da mirabolante punto di fuga, tutto di questa Sinfonia op. 42 suonava arioso, narrativo; lussureggiante, addirittura, il secondo movimento, che conduceva senza indugi alla giostra di ritorni del Presto finale, replicato a fine concerto, a ringragiamento di una autentica pioggia, questa volta di applausi.

Recensione pubblicata su “Il Cittadino” lunedì 23 novembre 2015

Applausi per i giovani talenti di Theresia

By theresia - May 12, 2015
di Elide Bergamaschi LODI – Mentre ci accingiamo a consegnare queste istantanee sul concerto dello scorso venerdì 8 maggio, loro, i giovani protagonisti di una bella serata di musica in una S. Agnese purtroppo solo timidamente punteggiata di presenze, sono in viaggio verso l’Aquila, a bissare il Concerto romano nelle stanze del Quirinale, appena concluso […]

di Elide Bergamaschi

LODI – Mentre ci accingiamo a consegnare queste istantanee sul concerto dello scorso venerdì 8 maggio, loro, i giovani protagonisti di una bella serata di musica in una S. Agnese purtroppo solo timidamente punteggiata di presenze, sono in viaggio verso l’Aquila, a bissare il Concerto romano nelle stanze del Quirinale, appena concluso e trasmesso in diretta su Rai 3. D’altronde, che la Theresia Youth Baroque Orchestra fosse una compagine di sapide promesse lo avevamo ampiamente intuito già lo scorso autunno, quando dopo un primo breve soggiorno di prove ospiti del Collegio S. Francesco aveva debuttato nell’omonima chiesa dei Padri Barnabiti diretta da Chiara Banchini. In questa seconda volta a Lodi, ad impastarne le spiccate individualità provenienti da ogni lembo d’Europa è stato il gesto plastico e sempre incisivo di Claudio Astronio, primo mentore di questa creatura voluta dall’imprenditore Mario Martinoli. La sua musicalità esatta, speculativa, tesa in linee ariose e sempre nitide, ha guidato la compagine attraverso le stanze speculari e per molti versi assonanti di Wolfgang Amadeus Mozart e Joseph Martin Krauss, in un fare musica dichiaratamente vòlto, tra le altre intenzioni, alla rivalutazione di pagine e figure di compositori dimenticate dalla storia. Di questo apprezzato autore vissuto alla corte di Svezia negli stessi anni del genio salisburghese, ben prima delle più ambiziose impalcature della Sinfonia VB 144, il pubblico già cominciava ad intuire lo spessore nel lievitare indugiante, apollineo, che fa da sipario all’Ouverture “Afventyaren”, dove la maniera non spegne mai il guizzo felice di una spiccata inventiva. Sul fondale, i sempre bravi contrabbassi disegnavano immaginarie cortine sul cui telo di ombre, l’improvviso irrompere degli archi sottili si librava in una danza, imperiosa e simpaticamente impettita. A seguire, Esther Crazzolara, spalla dell’Orchestra, abbandonava la fila per farsi intenso violino solista del Concerto K 211 di Mozart, alla cui pastellata grazia la giovane altoatesina imprimeva la carnosa, a tratti dolente intensità di un suono turgido, affondato nella cordiera e straordinariamente ricco di pathos, insieme alla lattea naturalezza di un fraseggiare diurno, intriso di luce. Burattinaio sorvegliato e coraggioso, dispensatore di una saggezza mai statica né tanto meno compiaciuta, sul marmo canoviano di linee immacolate Astronio osava pennellate sanguigne, inattese asprezze, quasi a pungolare al disincanto subito dopo aver invitato al sogno. Tra le sezioni, un plauso particolare va agli archi, in primis ai corni, puntuali e guasconi, ma ancor più all’oboe torreggiante di Hanna Lindeijer, primadonna mesta e raffinata nel condurre la linea del canto nel Larghetto, prima dell’incontenibile vitalismo che, tra chiaroscuri e irrefrenabili sussulti, chiude la Sinfonia di Krauss in un’apoteosi di energia. Applausi, generosi e meritatissimi, ricambiati con una chicca di Wihlelm Friedemann Bach. Li ritroveremo, in autunno, di ritorno dal loro Festival itinerante a spasso per l’Italia, in un doppio appuntamento coronato da una ennesima residenza in S. Francesco. A loro, gli Amici della Musica affideranno il compito di aprire la prossima Stagione musicale.

Articolo pubblicato su Il Cittadino lunedì 11 maggio 2015