Studio e ricerca, per crescere con Theresia

By Emilia Campagna - May 3, 2016
Studiare per diventare degli ottimi musicisti? Non è solo questione di pratica sullo strumento ma anche di ricerca musicologica, e il nostro direttore Alfredo Bernarini lo dice chiaramente: “Ovviamente bisogna essere preparati tecnicamente e strumentalmente. Ma non basta. Bisogna conoscere il repertorio, la biografia dei compositori, il contesto in cui operarono: lo studio della storia […]

Studiare per diventare degli ottimi musicisti? Non è solo questione di pratica sullo strumento ma anche di ricerca musicologica, e il nostro direttore Alfredo Bernarini lo dice chiaramente: “Ovviamente bisogna essere preparati tecnicamente e strumentalmente. Ma non basta. Bisogna conoscere il repertorio, la biografia dei compositori, il contesto in cui operarono: lo studio della storia della musica è la bandiera di tutta la musica antica, anche perché solo conoscendo i compositori cosidetti ‘minori’ si comprende pienamente come eseguire i ‘grandi’.”

E’ pienamente su questa linea il direttore artistico di Theresia Youth Baroque Orchestra, Mario Martinoli: e il workshop di quattro giorni, che quest’anno trasforma le tradizionali audizioni in un momento di alta formazione, comprende infatti, accanto alle prove in orchestra e gruppi da camera con i tre direttori principali dell’orchestra, anche tre seminari musicologici affidati a ricercatori che operano in alcune delle maggiori istituzioni universitarie d’Europa.

La formula non è del tutto nuova a Theresia, che nell’ambito del Kraus Tour dell’agosto 2014 aveva ospitato per un approfondimento musicologico Bertil van Boer, autore del catalogo generale di Joseph Martin Kraus e massimo conoscitore del compositore svedese; e il recente tour con Chiara Banchini ha compreso anche seminari con esperti nella costruzione di strumenti e archi secondo la pratica settecentesca.

In occasione del workshop a Venezia, Theresia ha potuto avvalersi della preziosa collaborazione dell’Istituto per la Musica (parte della Fondazione Giorgio Cini) e del suo direttore Gianmario Borio, che ha individuato i tre relatori che interverranno con altrettanti seminari sulla musica del secondo Settecento, ovvero il repertorio caro a TYBO.

La prima giornata vedrà l’intervento di Christine Siegert, docente alla Beethoven Haus di Bonn, con un seminario dal titolo estremamente accattivante, “Beethoven’s symphonies as chamber music”, tema (le Sinfonie di Beethoven come musica da camera) in cui subito ricerca e performance si incontrano.

Nella seconda giornata Marco Mangani (Professore all’Università di Ferrara) entrerà nel dettaglio della scrittura sinfonica settecentesca con “The symphonic cycle of movements in German and Austrian music, and the question of menuet”: Magnani esplorerà le origini dello schema a quattro movimenti della sinfonia haydniana, la sua cristallizazione come struttura dello stile classico viennese e le ragioni dell’inserimento del minuetto entro il precedente schema italiano di tre movimenti.

Infine, Gabriele Rossi Rognoni (Professore al Royal College of Music di Londra) terrà una lezione dal titolo “From Pre-Classical to Classical orchestra in German countries: an organological perspective”, un tema complesso ed estremamente interessante per definire di cosa si parla quando si parla di orchestra ‘classica’: “La definizione di orchestra ‘classica'” spiega Rossi Rognoni, “si riferisce in genere a un periodo compreso tra il 1740 e il 1815 circa, quando si ritiene che questo ensemble strumentale abbia raggiunto un alto livello di standardizzazione per quanto riguarda l’organico, il tipo di strumenti e la pratica esecutiva. In ogni caso, studi più recenti dimostrano che anche entro questo periodo le orchestre erano molto diverse a seconda non solo dei paesi, ma anche delle città e perfino delle istituzioni, riflettendo contesti economici e sociali, disponibilità degli strumenti o dei musicisiti, così che ogni tentativo di definire una tipica orchestra ‘haydiniana’ o ‘mozartiana’ è altamente discutibile.”

The Venice Workshop: among lectures and performances

By Emilia Campagna - April 28, 2016
The intense and rich program of the Tybo days in Venice

During the Tybo’s days in Venice, musicians admitted to the workshop will live a total immersion in music and in study, either through performance under the guidance of our conductors, whether through lectures given by three important musicologists.

Every day candidates will rehearsal both in orchestra (with Claudio Astronio), both in wind or string ensembles (with Alfredo Bernardini and Chiara Banchini): each director has chosen to work on a specific repertoire. So, orchestral rehearsals will be dedicated to Symphony in Eb Vb144 by Joseph Martin Kraus, one of TYBO’s favourite composers. Chiara Banchini will work on Sestetto in Eb Op. 23 n. 1 by Luigi Boccherini, in continuity with the work that the Swiss violinist carried out in recent TYBO tours. Wind players will rehearsal under the guidance of Alfredo Bernardini on Mozart’s Divertimento in F KV 213 and Haydn’s Divertimento in F Hob II:23; Bernardini will also work with winds and strings together: Bach’s Quintetto in D Op. 11 n. 6, Boccherini’s Notturno in Eb Op. 38 n. 1 and Pleyel’s Quintetto in Eb Op. 18 n. 3 are scheduled.

Besides rehearsals and performances we’ll have music lectures too: Christine Siegert (Professor at Beethoven Haus, Bonn) will give a lecture about “Beethoven’s symphonies as chamber music”; Marco Mangani (Professor at Università di Ferrara) about “The symphonic cycle of movements in German and Austrian music, and the question of menuet”; the last lecture will be given by Gabriele Rossi Rognoni (Professor at Royal College of Music, London): “From Pre-Classical to Classical orchestra in German countries: an organological perspective”.

This rich program of lectures will take place thanks to the collaboration with Fondazione Giorgio Cini and Istituto per la Musica (Institute for Music): the director Gianmario Borio has explained us that “the Institute pays a special attention to the so-called ‘artistic research’, i.e. the range in which performance and musicological research meet, and where the practice of music itself is already understood as an embryo research.”

About the collaboration of Istituto per la Musica with Theresia Youth Baroque Orchestra, Gianmario Borio says that “as a matter of fact, the project with Theresia is one of the moments when I try precisely this kind of meeting, and I am confident that it will be a success. The three musicologists invited to give the lectures are well aware of the kind of audience they will face; on the other hand, the Theresia musicians have already been channeled within a certain frame of mind: as well as being performers of considerable level, they know the importance of the study of the sources, the survey on historical instruments, the knowledge of the notation. In short, I am confident that there will be a great mutual willingness and I am happy that the structure in which the workshop will take place encourages this sort of encounter.”

Gianmario Borio e i volti della Musica

By Emilia Campagna - April 26, 2016
Il Direttore dell'Istituto per la Musica della Fondazione Giorgio Cini Gianmario Borio racconta le attività di ricerca dell'Istituto e la collaborazione con Theresia

Il workshop che Theresia Youth Baroque Orchestra terrà tra pochi giorni sull’Isola di San Giorgio Maggiore a Venezia è realizzato in collaborazione con la Fondazione Giorgio Cini e con l’Istituto per la Musica che della Fondazione è parte integrante: abbiamo raggiunto telefonicamente il musicologo Gianmario Borio, per farci raccontare le attività dell’Istituto e capire le implicazioni di questa nuova importante collaborazione.

Professor Gianmario Borio, Lei è direttore dell’Istituto per la Musica della Fondazione Giorgio Cini: quali sono le attività principali dell’istituto?

“L’Istituto per la Musica è stato fondato nel 1985, io ne sono direttore dal 2012. Definirei l’Istituto come un Giano bifronte. Da un lato c’è l’archivio, che raccoglie fondi relativi a una ventina di compositori del XX secolo, e dunque l’Istituto si occupa di schedatura e inventariazione di questi materiali. Senza false modestie, ci collochiamo all’avanguardia in questo settore: un paio di anni fa in un convegno degli archivi europei è emerso con chiarezza il livello di eccellenza che l’Istituto per la Musica ha raggiunto nella schedatura e nelle modalità di gestione archivistica. Dall’altro lato c’è la ricerca, che naturalmente si aggancia all’archivio e lo valorizza. Per non far torto a nessuno dei “miei” compositori, il nostro programma di ricerca non è impostato in senso monografico ma si articola per “cluster” nei quali si possono stabilire relazioni tra diversi stili e tendenze. In quest’ambito abbiamo di recente prestato un’attenzione particolare alla cosiddetta ‘artistic research’, ovvero a quell’area in cui performance e indagine musicologica si incontrano, e in cui la pratica della musica è intesa già come un embrione della ricerca.”

Questo è molto interessante, perché musicologia e performance vengono talvolta giudicate distanti: i musicologi vengono accusati di troppo accademismo e gli strumentisti di scarsa conoscenza della storia della musica. Sono solo stereotipi? Qual è il punto di contatto tra questi due approcci alla musica?

“Ci sono effettivamente dei problemi nella relazione tra ricerca ed esecuzione: un primo grande problema è quello dei rapporti tra Conservatori ed Università, rapporti tesi e problematici. Io sono un accademico, quindi non darò in questa sede la mia versione dei fatti, che potrebbe essere giudicata di parte. Ma che ci siano delle problematiche – in tutto il mondo, in realtà, ma in Italia in modo particolare – è un dato di fatto. Poi c’è da dire che negli ultimi decenni la ricerca musicologica si è molto raffinata e chi dedica sei, sette ore allo studio di uno strumento – impegno minimo per un professionista – non ha sicuramente la testa e il tempo per praticare la ricerca ai livelli che ormai sono lo standard, e quindi l’esecutore rischia di fare una ricerca annacquata. Di fronte a questi problemi il mio atteggiamento è quello di non tirarsi indietro: sono sfide da affrontare perché la necessità di un raccordo tra i due mondi è importante. Una delle risposte possibili è quella di progetti mirati grazie ai quali mettere in relazione ricerca e performance. Su questo verteranno ad esempio due manifestazioni in programma nei prossimi mesi: un workshop sulla chitarra nelle composizioni di Mauricio Kagel, Giacomo Manzoni e Fausto Romitelli e un convegno internazionale, organizzato insieme all’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati, che ha come oggetto la performance in diversi ambiti musicali (jazz, musica etnica, contemporanea, barocca).”

Nella collaborazione dell’Istituto con Theresia Youth Baroque Orchestra si realizzerà questo raccordo?

“Sì: il progetto con TYBO è in effetti uno dei momenti in cui io cerco proprio questo tipo di incontro, e sono fiducioso che avverrà positivamente. Innanzitutto abbiamo invitato tre musicologi a tenere alcune lezioni, e sono ben consapevoli del tipo di platea che avranno di fronte; dall’altro lato, i musicisti di Theresia sono già incanalati entro una certa forma mentale: oltre a essere esecutori di notevole livello, conoscono l’importanza dello studio delle fonti, dell’indagine sugli strumenti storici, della conoscenza della notazione. Insomma, io sono fiducioso che ci sarà una grande disponibilità reciproca e ben felice che la struttura in cui il workshop avrà luogo favorisca questo tipo di incontro.”

La collaborazione dell’Istituto all’organizzazione del workshop e audizioni di Theresia Youth Baroque Orchestra: è un’iniziativa che rientra nelle normali attività o rappresenta una novità?

“Dicevo prima che l’Istituto per la Musica ha una doppia identità: l’archivio e la ricerca. E’ apparentemente assente la performance, ma non è una scelta ideologica, è invece una necessità legata alle limitazioni del budget. In questo senso è preziosa la collaborazione con altre realtà: da anni la Fondazione Giorgio Cini ospita le masterclass dell’Accademia Georg Solti; il progetto con TYBO si inserisce in questo filone.”

Theresia Youth Baroque Orchestra nasce all’interno di un progetto di mecenatismo privato: alla luce del panorama attuale dell’organizzazione culturale in Italia lei come valuta questo progetto?

“E’ chiaro che il modello del sostegno statale non è destinato a durare. Io non so se sia un bene o un male; ho imparato ad essere pragmatico e quindi prendo atto di questo processo. Del resto conosco bene gli Stati Uniti, dove il finanziamento privato alla cultura è essenziale: uno dei vantaggi è il fatto (e la necessità) di conoscersi, di instaurare un rapporto personale tra chi mette a disposizione denaro e chi lo usa. E’ chiaro che entrambe le parti sono tenute a un maggiore impegno e che in un certo senso questo sistema può essere faticoso. Il finanziatore deve avere uno spiccato interesse, una passione per gli eventi culturali, ritenere la cultura una componente fondamentale per la propria immagine; chi invece impiega tali finanziamenti deve avere la piena consapevolezza e sentire la responsabilità per l’efficacia e le ripercussioni sociali delle proprie azioni.”