L’archetto, una storia da scoprire

By Emilia Campagna - July 28, 2016
Non c’è violino senza archetto: è un binomio inscindibile (del resto tutti gli strumenti della famiglia si chiamano “archi”), anche se nell’immaginario collettivo l’archetto se la passa un po’ da Cenerentola. I non addetti ai lavori lo danno un po’ per scontato, concentrando l’ammirazione per lo strumento: noi naturalmente sappiamo quanto conta un buon arco, […]

Non c’è violino senza archetto: è un binomio inscindibile (del resto tutti gli strumenti della famiglia si chiamano “archi”), anche se nell’immaginario collettivo l’archetto se la passa un po’ da Cenerentola. I non addetti ai lavori lo danno un po’ per scontato, concentrando l’ammirazione per lo strumento: noi naturalmente sappiamo quanto conta un buon arco, che non solo deve essere di fattura pregiata per fare egregiamente il proprio lavoro, ma deve avere le caratteristiche consone al repertorio che si vuole eseguire.

Per questo Theresia ha lanciato la campagna di raccolta fondi #ARCHETYBO: vogliamo fornire i nostri musicisti di archi classici, quelli giusti per suonare il repertorio dell’orchestra! Cominciamo con quattro, da acquistare entro la fine del 2016 e dal mettere a disposizione dell’orchestra.

Ma cos’è realmente un archetto classico? In cosa è diverso da un archetto barocco e da un archetto moderno?

La storia dell’archetto è un capitolo spesso trascurato negli annali della liuteria. Invece è un capitolo centrale nella storia degli strumenti, dato che rappresenta la storia del suono. L’arco è ciò che dà vita alla voce di un violino, e la costruzione rivela molto sugli strumenti di una data epoca, così come la forma di un violino o la sua vernice.

Lo sviluppo del violino e dell’archetto seguono uno schema ricorrente, in cui fattori musicali e fattori tecnico-artigianali si influenzano reciprocamente. Ogni passo in avanti significativo nella liuteria fu sempre seguito da nuovi standard musicali, e creò le condizioni necessarie per il loro sviluppo – ma ogni volta, questo progresso non ebbe luogo fino a quando non si affermò un nuovo modello di arco. Ad ogni nuovo passo nella storia dell’arco, si scoprirono nuove possibilità nella produzione del suono. E quanti oggi si chiedono il motivo per cui il violino è diventato uno strumento di primo piano nella tradizione musicale europea può trovare la risposta andando a dare un’occhiata più da vicino al suo arco.

Particolare dalla Madonna degli aranci di Gaudenzio Ferrari, presso la Chiesa di San Cristoforo a Vercelli (1529-30).

Particolare dalla Madonna degli aranci di Gaudenzio Ferrari, presso la Chiesa di San Cristoforo a Vercelli (1529-30).

L’arco barocco fu parte di una grande rivoluzione: alla fine del XVI secolo nasce quello che a posteriori verrà chiamato “violino barocco”, inizialmente suonato con archi medievali, corti (dai 20 ai 30 cm) e che non permettevano di variare particolarmente il suono: gli archi usati nel medioevi erano effettivamente molto convessi, forma da cui deriva il nome.

Guido Reni, Santa Cecilia (dettaglio)

Guido Reni, Santa Cecilia (dettaglio)

L’utilizzo progressivo di archi più lunghi e via via meno convessi – fino a diventare piatti – permise lo sviluppo del legato e dello spiccato e in particolare Arcangelo Corelli introdusse nuovi elementi nella scrittura violinistica, realizzabili proprio in virtù di un arco più lungo e maggiormente manovrabile.

Se l’arco barocco è caratterizzato da nomerose forme e varietà, quello classico rappresenta il consolidamento del disegno, che viene perfezionato con una serie di aggiustamenti nati da esigenze musicali: se nel 17° secolo l’attenzione è al virtuosismo, con il 18° secolo si aggiunge l’esigenza di un suono più potente, capace di tenere testa all’orchestra in grandi sale. Va ricordato il violinista e compositore Giovanni Battista Viotti (1755-1824), considerato uno dei padri della moderna scuola violinistica: a lui si attribuisce la famosa frase “Le violon – c’est l’Archet”, a sottolineare l’importanza imprescindibile dell’arco.

By Anoixe - Own work, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=17786437

Teste di tre archi. Dall’alto: tardo XVIII sec., pieno XVIII sec., XVII sec.

In questo periodo si migliorò la resistenza alla rottura dell’asticello di legno e si diede più stabilità all’arco attraverso una forma leggermente concava del disegno, la testa più alta: i miglioramenti tecnici decisivi li fece François Xavier Tourte che con l’utilizzo del legno di pernambuco creò un modello che perfezionava lo stile dell’arco classico, lanciando in questo modo una nuova era, quella dell’archetto moderno.

 

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#ARCHETYBO, quell’archetto che fa la differenza

By Emilia Campagna - July 25, 2016
Theresia lancia la campagna di crowdfunding #ARCHETYBO per l'acquisto di quattro archetti classici da mettere a disposizione dei musicisti dell'orchestra

I violinisti (ma anche i violisti, i violoncellisti, i contrabbassisti…) lo sanno bene: lo strumento perfetto è un insieme di componenti da cercare, provare e riprovare. La forma del legno, le corde ed anche l’archetto: non c’è nulla di standard, e lo sanno soprattutto i musicisti che si dedicano all’esecuzione su strumenti originali. Perchè ogni repertorio vuole lo strumento giusto, ed eseguire musiche di diversi periodi (barocca, classica, romantica, moderna) con lo stesso strumento significa perdere molto in termini di sfumature, articolazione del suono, timbro.

E’ la grande lezione della filologia musicale, che a partire dagli anni ’60 del Novecento non solo fece riscoprire repertori dimenticati ma soprattutto inaugurò un modo di studiare e di suonare rispettoso delle fonti e tutto proiettato alla restituzione del suono originale.

Da allora, suonare su strumenti storici è diventata una prassi consolidata, e anche l’orchestra Theresia vive di questo spirito: in particolare, il repertorio classico è da sempre al centro dell’offerta formativa ed artistica della nostra orchestra, che negli anni ha studiato, suonato in concerto e registrato pagine di Mozart, Haydn, Johann Christian e Wihlelm Friedman Bach, Luigi Boccherini, Martin Kraus. L’arco classico è un mezzo indispensabile per lo studio di questo repertorio, ma gli archi classici – più leggeri e maneggevoli di quelli moderni, più lunghi e lavorati di quelli barocchi – sono tuttavia poco usati nella didattica dei Conservatori e delle Scuole di musica. I giovani musicisti in generale non ne possiedono uno, preferendo l’uso dell’arco barocco, poco adatto sia tecnicamente che artisticamente alle musiche del Secondo Settecento.

Ecco dunque l’idea di un crowdfunding per acquistare archi classici da mettere a disposizione dei nostri musicisti, proprio perchè l’esperienza con Theresia ha uno scopo formativo, ovvero quello di dare a chi ne fa parte gli strumenti per poi affermarsi professionalmente come strumentista (in orchestra, ma anche in formazioni da camera, e anche, perchè no, come solista o didatta).

Come spiega l’archettaio Eduardo Gorr, “l’arco classico è importantissimo per suonare il repertorio classico. Il musicista attraverso questo attrezzo, questo strumento – perchè è uno strumento – gestisce tutto il fraseggio dell’interpretazione. Il modo in cui questa bacchettina di legno vibra incide direttamente sulle articolazioni, i giochi dinamici, il colore timbrico, ed è quello che rende così speciale lo strumento ad arco. Il musicista si trova spontaneamente a scegliere delle arcate che funzionano meglio con questo arco e il fraseggio diventa più aderente sicuramente a quello che quei compositori allora avevano accanto.”

La costruzione di un buon arco è un lavoro complesso, “composto da un aspetto tecnico e da un aspetto artistico e intuitivo come nel caso di quasiasi oggetto che abbia una componente artistica. L’unico modo per ottenere il massimo è fare un lavoro totalmente personalizzato e con una precisione totale, non pensando a farne tanti ma pensando a farne al meglio.”

La costruzione di un arco classico è un lavoro di altissimo artigianato e un arco costa circa 2000 Euro: l’obiettivo della campagna di crowdfunding è acquistarne quattro entro la fine del 2016, e per fare questo abbiamo dato il via a una campagna di crowdfunding. L’obiettivo è di 10.000 Euro, cifra che comprende la commissione di 4 archetti e la copertura dei costi di gestione della campagna stessa. Ora tocca ai nostri sostenitori: contiamo su di voi. Scoprite sulla pagina di crowdfunding i premi che abbiamo riservato a chi aderirà alla campagna #ARCHETYBO!

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