Gaetano Nasillo: “Così la musica antica mi ha illuminato”
Intervista a Gaetano Nasillo, violoncellista che assieme a Chiara Banchini condurrà lo stage cameristico degli archi di Theresia dal 23 al 28 aprile a Cressia, in Francia.
Inizia oggi lo stage cameristico che vede coinvolti gli archi di Theresia: in quartetto e quintetto, affronteranno pagine di Haydn, Boccherini e Cambini guidati da Chiara Banchini e da Gaetano Nasillo, violloncellista che per la prima volta collabora con Theresia.
Maestro Nasillo, molti musicisti che si dedicano alla prassi esecutiva su strumenti storici hanno iniziato sullo strumento moderno per scoprire poi l’antica: è stato così anche per lei?
“Sì, il mio percorso è stato simile a quello di altri musicisti, ho studiato in Conservatorio secondo il percorso di studi tradizionale sul violoncello moderno ma poco prima del diploma mi capitò di sentire in concerto Anner Bylsma: era il 1986, e fu un’illuminazione, un’esperienza fulminante per me come per altri. Decisi che subito dopo il diploma avrei studiato lo strumento antico e così fu.”
Quali sono stati i suoi modelli e i suoi punti di riferimento in quei primi anni da violoncellista barocco?
“Ovviamente Bylsma ha continuato ad essere un modello per me: ora si è ritirato e non suona più e purtroppo le nuove generazioni lo conoscono poco, ma allora era il punto di riferimento per ogni violoncellista. Inizialmente io mi dedicai allo studio della viola da gamba alla Scuola Civica di Milano e il violoncello barocco di fatto lo studiavo da solo: poi ebbi l’immensa fortuna di incontrare Chiara Banchini e di iniziare a suonare con lei all’inizio degli anni ’90. Ecco, si può dire che il violoncello barocco l’ho studiato suonando assieme a Chiara Banchini.”
Il suo repertorio non è fatto di sola musica barocca:
“Suono repertorio romantico e anche musica contemporanea, che ho ripreso dopo averla suonata molto negli anni del Conservatorio: bisogna capire che in quegli anni il percorso di studi era molto inquadrato. Io studiavo nella classe di Filippini, ovvero l’eccellenza in Italia: questo significava ascoltare le stesse musiche, avere uno stesso modello, essere sottoposti ad un certo tipo di disciplina. La musica contemporanea e la musica antica rappresentavano delle vie di fuga, delle forme di ribellione, verso le quali mi sentivo attratto. Tanto che quando poi presi la strada della musica antica il mio maestro non fu certo contento; poi negli anni tra di noi c’è stato un riavvicinamento, così a livello generale come c’è stata un’accettazione della musica antica dentro le forme più istituzionali di insegnamento. Ora sono in Conservatorio a fare cose che trent’anni fa sarebbero state inimmaginabili!”
Cosa cambia nel suo modo di suonare quando si dedica ad autori romantici o contemporanei?
“Ho uno strumento moderno, anche se in ogni caso con corde di budello rivestite: il mio sogno comunque è di poter suonare anche Brahms così come veniva effettivamente eseguito e ascoltato quando fu composto, un’operazione secondo me anche meno complessa di quello che è stato per la musica del Sei e Settecento perchè quella dell’Ottocento è anche molto più vicina a noi.”
Lei ha un’intensa attività didattica: è docente al Conservatorio di Novara ed anche ai corsi di Urbino e di Daroca in Spagna. L’insegnamento è una parte importante del suo essere musicista?
“Sì lo è: a un certo punto della carriera c’è la voglia e l’esigenza di trasmettere la propria esperienza”
In generale che consigli darebbe a un giovane che voglia fare il concertista?
“Non è facile fare consigli, se non molto in generale: è importante credere molto in quello che si fa, in se stessi; e dedicare moltissimo tempo allo studio. Poi la carriera è anche questione di fortuna: vincere un concorso, oppure trovarsi nel momento giusto al posto giusto. Gli incontri sono determinanti, per me è stato fondamentale quello con Chiara Banchini. E al giorno d’oggi ci vuole anche un po’ di autoimprenditorialità.”
Parliamo di Theresia, con cui lei per la prima volta collabora: cosa pensa del progetto artistico di un’orchestra votata al repertorio classico su strumenti originali?
“E’ un bellissimo progetto, finalmente un’iniziativa che permette di allargare i nostri orizzonti: per anni abbiamo portato avanti una battaglia per avere dignità di ricerca sul repertorio del Sei e Settecento, un’orchestra come Theresia permette di spostare il fuoco sul pieno Classicismo e come dicevo il mio sogno è quello di andare ancora oltre, all’Ottocento.”
Lo stage nel quale sarà tutor assieme a Chiara Banchini non è orchestrale ma cameristico: quanto è importante approfondire il repertorio da camera per essere dei bravi musicisti in orchestra?
“Importantissimo, naturalmente. Comunque potremmo anche rovesciare la domanda e chiederci quanto è importante per dei musicisti da camera suonare in orchestra. In ogni caso, il bello del mondo della prassi esecutiva è la mancanza di confini troppo netti; difficilmente chi suona musica antica si può definire un “orchestrale” e basta. C’è invece una vera e propria ideologia, un approccio che portiamo nella musica da camera così come nell’orchestra e che mantiene vivo l’entusiasmo e la curiosità.”